Ti ricordi?
Era caldo e opaco.
 Tutto era coperto e non c'erano spigoli.
 Danzavamo come ciechi.
 Il corpo rispondeva a un corpo senza vista. Senza giudizio.
E le forme allora cambiavano. Sembrava fosse innaturale e invece l'assenza di pensiero era un sentire dentro, solo dentro, un cielo terso azzurro.
Un alito uscito dai nervi che si fendono, un sole arcano di muscolo vinto dall' innocenza. E le gambe si staccavano da terra come in un bosco pieno di luce. riflesso di sogno.
Un posto dove non c'erano mai stati specchi.
Danzo in un posto dove non c’è mai stata voce e vorrei diventare lampo, squarcio, schianto, Eros!
Parlare con la forma non pensata del mio corpo. Zorba!
I tuoi piedi stanno nudi nella sabbia. I tuoi occhi mi affondano d'un tratto nella vita. La tua smania si fa ritmo e musica. Le tue gambe vanno dove vogliono e andando, dicono. Si fanno spazio come lucertole. Si fanno sorgente e risa.
Ali, il mio corpo si compone. Ti parla, respiro e mantice. Pulsa. Piccolo punto d’uncinetto. Gioia del cuore, dei reni, del fegato.
Esplosi in presenza e atto. Inclinazione. Bolla. Per farsi bambino.
Nuvola. La cosa più leggera mai vista.
E poi vedere tutto. Tutto cristallino in un istante, in uno spazio che diventi sacro e lieve, allucinato e ubriaco e quindi tutto, ogni cosa, nulla in movimento e per questo tutto immobile.
Sudiamo nell’impasto delle cose lasciate. Ci arrendiamo alla follia. Vinciamo sul tempo spumoso senza invecchiare.
Apriamo spalancate le nostre anime che hanno voluto farsi solide. Fare funamboli i corpi al limite.
Ti ricordo. Ti riconosco.
Danziamo!
Submit
Thank you!

You may also like

Back to Top